“Gli italiani devono sapere una cosa: che per ‘mettere in sicurezza’ antisismica questo paese ci vogliono tre generazioni e soldi infiniti. E un po’ di onestà intellettuale. Quindi non diamogli da bere verità diverse da questa. La cosa positiva della tragedia di Amatrice è che finalmente si comincia a fare chiarezza tra miglioramenti e adeguamenti sismici. Quindi, seguendo questa strada, l’unica percorribile, deve farsi spazio l’idea della sicurezza passiva, la sola che può salvare la vita, la sola sostenibile“. Il costruttore Antonio D’Intino, ex presidente di Ance Abruzzo, molti lavori all’Aquila, titolare di un brevetto per una stanza antisismica in acciaio che si monta in case senza toccare strutture ”ma ci sono altri brevetti, armadi, letti, siamo all’avanguardia in Italia”, insiste sul fatto che ”contro i terremoti ci vogliono piani decennali: questo paese ha voglia di farlo?”.
Milioni di italiani vivono in territori a rischio sismico grave, e finora ”ci siamo illusi che nei centri storici il termine ‘miglioramento’ sia la soluzione ‘definitiva’ – prosegue D’Intino – e si tratta di gabbie e catene. Cosa che è stata fatta anche all’Aquila. ‘Adeguare’, ossia ricostruire con tecniche antisismiche vere, richiederebbe radere al suolo e ricostruire migliaia di borghi e centri storici, e non è una esagerazione. E’ la pura verità. I miglioramenti possono salvarti la vita, le case si lesionano, ma forse non muori, vedi Norcia che ha subito pochi danni perché è stata ‘migliorata’. Ma laddove non si può migliorare perché mancano risorse e tempo, l’unica panacea sono le sicurezze passive, le strutture che si possono montare dentro abitazioni già esistenti. E questo lo vado spiegando dalla Sicilia al Veneto. Ma da questo punto di vista lo Stato è sordo. Se nelle case di Amatrice ci fossero state strutture di sicurezza passiva, si potevano salvare tutti, perché ci sono quei 15 secondi di tempo necessari prima che crolli tutto per infilarsi in queste stanze. E’ lo stesso tempo che ci ha messo quella nonna per salvare i nipoti sotto al letto”.
La prossima settimana D’Intino avrà un incontro al Ministero delle Infrastutture con una proposta semplice: ”Defiscalizzare al 65% la costruzione di strutture passive antisismiche, e non per dare vantaggi economici, ma per promuovere l’unico sistema in grado almeno di salvare vite, specie nei centri storici. E’ una soluzione che si parcellizza, è individuale e non bisogna demolire nulla. E soprattutto è una invenzione italiana. Ma bisogna che questo paese possa informare gli italiani, se lo vuole veramente”.