La prevenzione ha una doppia faccia: quando produce soldi gira ad alta velocità, quando risparmia la vita salvandola resta ferma. E’ il caso dei droni presentati nell’ultimo mese sulla stampa taliana come ultimo ritrovato della ricerca per la prevenzione sismica… o dei farmaci ferma ebola per lo show business del farmaco.
Nel primo caso la prevenzione riesce a dare soldi alla macchina bellica e nel secondo alla roulette della medicina farmacologica. In nessuno dei due salva la vita ad alcuno.
La prevenzione fatta mettendo le bandierine dove si sono svolti i terremoti la esegue già con accurata meticolosità l’Ingv – e ne abbiamo ampiamente parlato – continuare sulla stessa strada con sistemi ancora più costosi e arrivando fino in Islanda, che non è proprio dietro l’angolo e alla quale non abbiamo poi tanto da invidiare quanto a terremoti (!) si rivela una bella comparsata. Con buona pace del prof. Tibaldi che addirittura pontifica: “i droni sono oltretutto a basso costo, mentre ricerche analoghe su aerei o elicotteri costano molto di più”. A confermare l’inutilità della geniale ricerca lo conferma da solo:  “Le riprese permettono di ricostruire con un dettaglio dell’ordine dei centimetri la topografia delle aree più significative di un territorio e le strutture geologiche che le caratterizzano, fonti di potenziali futuri terremoti”. Come se di topografie non ne avessimo accumulate già abbastanza… mentre la gente continua a morire sotto alle macerie 40 volte di più di cento anni fa e proprio perché la prevenzione non si fa prima, ma dopo la tragedia (perché mai la chiamano prevenzione…?)
Di contro, le innovazioni tecnologiche sulle quali le imprese italiane hanno speso e spendono fior di milioni restano nei cassetti ma, attenzione, neanche in quelli dei Ministeri… perché qui non ci arrivano proprio. E così, in beffa al principio posto proprio nello statuto della protezione civile che pone come obiettivo primario quello di salvare la vita umana, tutti i sistemi di prevenzione antisismica sono addirittura sconosciuti all’Italia e di nessuno viene divulgata alcuna informazione.
Be’, certo, curare è più vantaggioso che prevenire… vecchia storia.
Ebbene, ad oggi tutti pensano che morire di terremoto sia un rischio da correre, MA COSÌ NON È, e la soluzione non è solo scappare e passare nottate in auto: lo dimostra non solo la Stanza Antisismica, riconosciuta come sistema di prevenzione passiva capace di salvare la vita al 98%, ma anche tutti gli altri brevetti regolarmente e scrupolosamente concessi.
Sapete quanto costa un brevetto? inizia con un paio di centomila euro, poi il resto.
Ma nulla valgono a fronte del business del post calamità. “Sciacalli politici” ha scritto Panorama di questa settimana.

* Alessandro Tibaldi, professore associato di geologia strutturale nel Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio e di Scienze della Terra dell’Università di Milano-Bicocca

Dafne, 23 ottobre 2014, per Stanza Antisismica – Madis Room

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