E’ evidente che gli sfugge quanto costano le calamità dopo che sono avvenute e quanto poco costerebbe, invece e in proporzione, prevenirle. L’adeguamento sismico di tutto il costruito è impossibile, e il Presidente lo sa bene, eppure continua a prometterlo invece di aprire il fronte della prevenzione a quei sistemi di innovazione tecnologica ad oggi sperimentati come capaci di salvare la vita alla gente.
Il riferimento va dritto alla Stanza Antisismica, un brevetto internazionale testato per realizzare in ciascuna casa una camera blindata ,quanto invisibile, nella quale cercare riparo alla prima scossa.
Una specie di uovo di colombo, come lo ha definito lo stesso Gabrielli, semplice ed economico che si annovera tra i sistemi di prevenzione passiva. Il palazzo può crollare ma la stanza precipita, rotola, cade… proteggendo chi è all’interno fino alla fine del disastro. Niente ricerche interminabili sotto le macerie a caccia di sopravvissuti intrappolati in agonia: le Stanze Antisismiche sarebbero mappate dalla Protezione Civile e si saprebbe esattamente dove recuperare le vittime della tragedia. Questa volta incolunmi.
Perdonateci la domanda, a proposito di L’Aquila: quanti di quei 350 morti oggi sarebbero ancora con noi? TUTTI.
Un bilancio che non si fa mai: siamo troppo avvezzi a contare i morti…
Se il terremoto si può prevenire o no è ancora una querelle sulle pagine dei giornali, lo sanno bene Giuliani e la Commissione Grandi Rischi, come anche chi ha provveduto a promuovere gli isolatori sismici che non funzionano, ma se sia possibile salvare la gente non entra ancora nel lessico comune: un argomento tabù sul quale non si fa alcuna informazione.
Praticamente, dovremmo essere disposti a credere che in cento anni di storia delle costruzioni tutto è rimasto immutato e nessuno ha inventato niente. Dopo il cemento armato, il vuoto?
Non è così.
L’Aquila 7 aprile 2015,- Maria Paola per Madis Room, La Stanza Antisismica