E’ allarme sulle scuole.
Le dichiarazioni dell’Ing. Alessandro Martelli a Le Iene del 20 febbraio scorso sono agghiaccianti: “Molti fanno confusione tra miglioramento e adeguamento: adeguamento vuol dire rendere la struttura resistente allo stesso grado di sicurezza che avrebbe se fosse nuova. Ma per sistemare tutte le scuole sono necessari 50-60 anni, con una spesa incredibile che è il risultato di un’inerzia decennale.
Personalmente sono contrario, per quanto riguarda le scuole, alla politica che incentiva il cosiddetto ‘miglioramento sismico’. Piuttosto che fare tutto e male, facciamone qualcuna bene”.
Martelli è esperto di sistemi antisismici, nonché Presidente dell’associazione nazionale GLIS (GLIS – Isolamento ed altre Strategie di Progettazione Antisismica), Vice-Presidente dell’Anti-Seismic Systems International Society (ASSISi), che con l’ENEA si batte da anni per un miglioramento strutturale degli edifici, nonché consulente nel post sisma che ha colpito L’Aquila nel 2009.
Dunque, un’autorità in argomento.
E nell’intervista non solo fa il punto su un equivoco di fondo tra adeguamento e miglioramento, ma tira fuori un’altra questione ancora, assai rilevante, dalla quale si desume una realtà a dir poco allarmante quanto irrisolvibile: non si conosce a quale INDICE DI VULNERABILITÀ vanno portate le scuole perché non è scritto da nessuna parte e quindi i Sindaci si stanno assumendo la responsabilità di raggiungerlo (senza conoscerlo), di come raggiungerlo e, conseguentemente, di chiudere o tenere aperte le scuole. L’unica cosa certa è che l’INDICE DI VULNERABILITÀ È OBBLIGATORIO DAL 2003!
Ergo, mandiamo i figli a scuola o a morire se fa una scossa? si chiedono il giornalista e la gente.
L’indice di vulnerabilità sismica è l’unico paramento che può qualificare come antisismico un edificio: si misura in valori compresi tra 0 e 1, dove 0 corrisponde ad una stabilità minima, con un conseguente massimo rischio di crollo in caso di terremoto, mentre 1 corrisponde ad una buona resistenza alle scosse senza che ci siano danni strutturali.
Lo stesso capo della protezione Civile dichiara di non sapere a quale indice di vulnerabilità vanno portate le scuole. Mentre Errani dice che le “scuole vanno recuperate al 100%” ma non spiega cosa intenda e come si fa.
Intanto il Sindaco di Teramo, intervistato sempre nel corso della tessa trasmissione, dice che provvederà in 40 giorni (pur non sapendo come e su quali parametri), quello di Ascoli Piceno afferma che nessuna scuola ha la vulnerabilità sismica. Il Comune di Giulianova, invece, ha gli indici di vulnerabilità di tutte le scuole e di quelle che risultavano inadatte sta perseguendo un adeguamento allo 0,1 tra mille questioni burocratiche e tecniche; mentre da Rieti giunge notizia che le scuole sono state realizzate con un indice di 0,3. Un disastro.
Ebbene, commenta Martelli: “Se una scuola possiede un indice di rischio pari a 0.2 deve essere chiusa. L’indice di rischio su una scuola deve essere 1, perché se è 0.3 vuol dire che se arriva il 30% del valore aspettato, l’edificio si danneggia”, ed entra in pericolo la vita dei nostri ragazzi.
Perché se esiste la legge questa non viene applicata?
Martelli: non si interviene preventivamente perché lavorare in emergenza consente di derogare a tutte le regole, si fa tutto in fretta, si danno i contratti al di fuori di tutte le regole ordinarie… con conseguenze non certo positive.
Riparare dopo un terremoto costa 3 volte di più che mettere a posto prima: i soldi dopo li dobbiamo trovare, e quindi li troviamo… ma allora cerchiamo di trovarli prima! Qual è il problema dal punto di vista dei politici? Una cosa non avvenuta, non ha un risultato positivo dal punto di vista ‘politico’ , cioè fare prevenzione non si vede come andare a soccorrere i terremotati e… si sa… il politico si muove solo per visibilità.
Dunque, la soluzione dove sta?
La soluzione non sarebbe poi così difficile: basterebbe programmare un Piano di intervento a lungo termine, affidandosi a dei seri e competenti professionisti, e adeguare sismicamente tutti gli edifici secondo un ordine di priorità che dovrebbe tenere in considerazione il luogo in cui si trovano, il rischio sismico e la funzione che assolvono. Una soluzione non immediata, ma concreta, non più fatiscente come fatiscente erano la scuola di Amatrice o quella elementare di San Giuliano di Puglia.
MADIS ROOM – 21 FEBBRAIO 2017