La scossa di 4° di questa mattina alle ore 4,13 ha terrorizzato la città, ormai esausta dal nuovo sciame sismico che è arrivato con il terremoto di Amatrice il 24 agosto dello scorso anno.
La paura forte è che si attivi la faglia di Montereale-Campotosto-Pizzoli e un terremoto
fortissimo si possa generare su L’Aquila come avvenne nel ‘700: le faglie Amatrice – L’Aquila – Montereale sono collegate e l’una innesca facilmente l’altra. E’ già successo. Per questo è stato lanciato l’allarme di una possibile scossa del 7° grado. Anche la potenza non è stata indicata a casaccio: due secoli fa si ebbero due scosse a distanza di un anno di 6.5 e di 7.
Dunque l’allarme è stato lanciato per evitare che accadesse come nel 2009, anno in cui si fece l’esatto opposto: allora si rassicurò la popolazione addirittura circolando con i megafoni per le strade dicendo “state on casa, non c’è nessun pericolo”. La Istituzioni si spesero per garantire che lo sciame era dovuto ad assestamento ed invece esso ricalcava in maniera identica la tragedia del 1703: leggendo le scritture arrivate a noi si resta allibiti di come l’andamento sia stato identico a quello del 2009, di come la natura si fosse annunciata in tutti i modi intellegibili agli umani. Eppure, nessuno andò a leggere le carte di due secoli prima, evidentemente nemmeno l’INGV così brava nel collezionare terremoti.
L’allarme delle Istituzioni oggi fa paura, sicuramente è ampliato per il timori di possibili responsabilità e nuovi processi – una sorta di autotutela di tipo giuridico – ma è decisamente realistico.
Un secondo terremoto sarebbe la fine per L’Aquila perché i palazzi storici sono stati migliorati – sappiamo che l’adeguamento sul patrimonio storico è impossibile – e questo significa che c’è una capacità di resistenza fino al 6° grado circa, tanto per tirare fuori un dato, seppur tagliato con l’accetta, ma che può dare l’idea.
Non è un caso che Errani disse ad Amatrice “ricostruiremo per una sicurezza fino al 6°”: la verità è che per una sicurezza al 100% quindi fino a scosse di elevata intensità bisognerebbe abbattere e ricostruire, o sventrare gli edifici talmente tanto che equivarrebbe a demolirli.
Adeguare si può. Ma molto raramente. Dove non si può si migliora e la sicurezza diventa del 60%: questo il concetto in maniera semplicissima.
La Stanza Antisismica resta un salvavita senza se e senza ma: chi vuole salvarsi la vita e non ha un immobile adeguato può solo ricorrere ad un sistema efficace di protezione. Proteggersi diventa la soluzione. Ed il sistema perfetto fino a qualunque altezza del palazzo si chiama Stanza Antisismica.
MADIS ROOM – L’Aquila, 20 febbraio 2017